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Corriere del Mezzogiorno

Una nuova tecnica per operare l'alluce valgo

  02 Ott 2015
Una nuova tecnica per operare l'alluce valgo
Una nuova tecnica per operare l'alluce valgo
Nella terminologia medica viene definito “alluce valgo”, nei vicoli e nei quartieri popolari di Napoli in molti parlano invece di “cipolla” ma, qualunque sia il nome che gli si vuole dare, questa patologia non solo è molto dolorosa ma è anche sempre più frequente (anche nei giovani). Si tratta di un problema che si può risolvere chirurgicamente, ma sino a qualche tempo fa l’intervento comportava molto dolore e tempi di recupero piuttosto lunghi. Oggi le cose sono molto diverse, e Napoli è tra le città che esprime alcune delle migliori professionalità impegnate in quella che si definisce “chirurgia percutanea mininvasiva del piede”. Non a caso all’ombra del Vesuvio si celebrerà il 30 e 31 ottobre il secondo congresso nazionale del Grismip, società scientifica che comprende alcuni degli ortopedici più attivi in questo campo. Dell’appuntamento napoletano ne abbiamo parlato con Ottorino Catani, chirurgo di chiara fama e presidente del congresso.
 
Dottor Catani quali sono i vantaggi di questa nuova tecnica?
«L’integrità del mantello cutaneo e la mancata introduzione a permanenza di mezzi metallici estranei garantisce postoperatori meno dolorosi, meno complicati e chances più valide alla riparazione biologica. Peraltro questa tecnica chirurgica si avvale di quasi 20 anni di storia dalla sua introduzione».
 
Esistono però delle “resistenze” in ambito scientifico, no?
«Sì, proprio per questo nel corso del congresso cercheremo di fare luce sui pro e sui contro di questa nuova tecnica chirurgica di cui io, tra i tanti, sono un convinto assertore».
 
Quali sono invece le motivazioni dei detrattori?
«In primis il fatto di proporre soluzioni chirurgiche innovative che fanno a meno dell’utilizzo di mezzi di sintesi quali placche, viti, e quant’ altro; affidando a sole medicazioni postoperatorie il mantenimento delle correzioni chirurgiche ottenute attraverso microincisioni cutanee. Questo va un po’ contro il bagaglio e la cultura chirurgica tradizionale di ogni ortopedico».
 
Pensa che attraverso questo congresso si possano ricomporre le divergenze di pensiero?
«Io e tutti i componenti del Grismip ce lo auguriamo di cuore, i nostri risultati sono veramente entusiasmanti, la nostra forza sono senz’altro nei numeri e nella soddisfazione dei tanti pazienti operati. Proporre un confronto è diventata una necessità, una esigenza scientifica. Spero soprattutto che il dibattito possa suscitare interesse e curiosità in tutti i suoi partecipanti».
 
Si terrà all’Osservatorio Astronomico di Capodimonte, una scelta anche simbolica?
«E’ quasi un invito a guardare il futuro con occhi diversi, l’Osservatorio è stato l’orgoglio dell’illuminismo borbonico partenopeo, un punto di osservazione più consono e recettivo per esplorare nuovi mondi e nuovi modi di pensare. Parteciperanno tra i più importanti chirurghi del piede italiani e francesi. Spero che la discussione sia costruttiva».
 
Si aspetta un dibattito acceso?
«Sicuramente un dibattito serrato tra gli “ortodossi” della chirurgia tradizionale e quelli che si sono calati, da alcuni anni, in questa nuova metodica. Il Grismip raccoglie appunto questi colleghi. L’acronimo sta per gruppo italiano dello studio della mininvasiva del piede. La società nasce dall’esigenza di dover finalmente dare un riscontro scientifico ai tanti numeri di pazienti trattati con metodica mininvasiva. Il Gruppo, fortemente voluto dal dr Giuseppe Lucattelli, pioniere in Italia di questa metodica chirurgica e Presidente onorario del gruppo, nasce ufficialmente ad Ottobre 2014 con un congresso nazionale ad Assisi che ha raccolto più di 170 iscritti».
 
Un buon numero, no?
«Non c’è dubbio considerando che parliamo di addetti ai lavori, cioè di ortopedici interessati alla chirurgia del piede che partecipano ad un convegno organizzato da una società scientifica superspecialistica appena fondata. Il gruppo tra l’altro ha al suo attivo già pubblicazioni su importanti riviste scientifiche internazionali e ha presentato lavori che hanno riscosso consenso presso la società francese di chirurgia del piede e presso la prestigiosa Academy Foot and Ankle americana».
 
Articolo di Raffaele Nespoli
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